di Luca Rossi
Presidente Associazione Culturale Russia Emilia Romagna
Quando un Regime politico è in profonda crisi, poiché la classe dirigente che lo guida non raccoglie più consenso e perché i principi fondanti di tale costruzione non corrispondono alla politiche promosse dai diversi governi, il potere economico-finanziario gioca la carta dell’autoritarismo e della guerra. Non casualmente, minoranze politiche che si reputano liberali, elettoralmente inconsistenti, ma incisive sul piano dell’influenza politico-mediatica, assumono il ruolo di avanguardia e tentano di imporre alla società misure sempre più restrittive delle libertà sancite dalla Carta Costituzionale. Per riuscire in questa manovra, è necessario costruire un nemico, demonizzarlo e trasformarlo in una sorta di malattia contagiosa da debellare.
Quando i popoli dell’ex impero russo, guidati dal Partito Bolscevico, edificarono il nuovo Stato Sovietico, in Gran Bretagna e nel resto dell’Europa, si paventava la diffusione della peste bolscevica, ed il Fascismo, nato dalla crisi dell’Ordine liberale dopo il primo conflitto mondiale, raccolse la bandiera dell’anti-bolscevismo con il sostegno della Confindustria, della Massoneria e del Vaticano.
Numerosi pamphlet ed ogni tipo di pubblicazione a carattere propagandistico vennero diffusi durante il ventennio per scongiurare il “pericolo rosso”, man mano che la dittatura realizzava scientificamente i piani di eliminazione delle opposizioni. La situazione attuale non è molto diversa. Le ideologie nate dalla rivoluzione francese hanno esaurito il ciclo vitale e, pur non esistendo (almeno in Europa) una ideologia in grado di coagulare le aspirazioni delle classi sfruttate, il pericolo che il Sistema nato dopo il secondo conflitto mondiale crolli inesorabilmente, è reale. Di fronte alla crisi irreversibile del campo occidentale, un schieramento di Stati sovrani (BRICS+), propone un nuovo ordine internazionale non più egemonizzato dal potere del Dollaro e del complesso militare-industriale statunitense. L’Euro-atlantismo parrebbe giunto al capolinea, infatti la classe dominante occidentale, per procrastinare la fine del proprio dominio, ha l’impellente necessità di salvaguardare il presunto modello di (in)civiltà basato sullo sfruttamento e oppressione. Di quali strumenti dispone? Graduale militarizzazione della società e collaudo di nuovi strumenti repressivi. Per garantire una parvenza di “democraticità” ricorre all’apparato mediatico, fabbrica di narrazioni finalizzata al consenso. In questo quadro si collocano una serie di formazioni politiche, associazioni, case editrici, fondazioni ecc. che lavorano incessantemente per allarmare la popolazione di pericoli immaginari, con l’obiettivo di salvaguardare il Potere dalla possibilità che si verifichi una inversione di tendenza, ovvero un cambiamento politico frutto di nuovi equilibri internazionali. Tale prospettiva allarma il centro dell’Imperialismo, quindi gli organismi periferici dei protettorati continentali, perennemente sollecitati a produrre disinformazione, dossier e pressione sulla classe politica, conducono una vera e proprio guerra informativa contro i popoli europei, sempre più consapevoli e recalcitranti alle avventure belliche NATO/UE. La Russofobia, latente nelle cosiddette élite “civilizzate” e trasmessa “urbi et orbi” attraverso la sovrastruttura mediatico-culturale, è sicuramente il miglior strumento di stimolo dell’odio e di criminalizzazione della dissidenza politica. Soprattutto nel contesto attuale, con l’inevitabile freno all’espansionismo globalista (USA/UE) sul continente eurasiatico, determinato dalla risposta militare (SVO) della Federazione Russa sul territorio dell’Ex Ucraina nel febbraio 2022.
Nonostante l’imponente macchina disinformativa messa in campo dalle Istituzioni sovranazionali e nazionali, la risposta spontanea dell’associazionismo locale, forte dei principi sanciti dalla Costituzione Repubblicana e della necessità che un numero sempre più crescente di connazionali abbia accesso a dati reali, è riuscita a garantire la possibilità di costruire un’alternativa, seppur solo informativa, al crescente liberal-fascismo.
Ciò che risulta evidente, ovvero il carattere popolare e non eterodiretto delle iniziative messe in campo da diverse libere-realtà sul territorio italiano, per i professionisti della manipolazione, non può e non deve risaltare, quindi si producono narrazioni su improbabili cabine di regia, mentre si sorvola, ad esempio, sui cospicui finanziamenti (soldi dei contribuenti europei) elargiti dalla Commissione UE e Parlamento Europeo, ai mezzi di (dis)informazione nazionali per fabbricare consenso, così come pubblicato nello studio “Brussel’s media machine”, realizzato da Thomas Fazi per il Mathias Corvinus Collegium (*). Questa è la “società libera” ma chiusa e totalitaria, laddove non v’è spazio alcuno per chi osa criticare o mettere in discussione i principi del neoliberismo e le politiche distruttive dell’Unione Europea, dirette contro la libertà e sovranità delle nazioni.
(*) https://brussels.mcc.hu/uploads/default/0001/01/18fb1038874ea002371e25e64b22b31da11e46d5.pdf