Intervista di Sputnik Italia a Paolo Venturini sul viaggio in Yakuzia, in collaborazione con la nostra associazione.

Paolo Venturini, noto ultra-maratoneta, ha deciso di stabilire un nuovo record che si abbinerebbe perfettamente a quello ottenuto in Iran, quando nel luglio 2017 ha percorso 75 Km a oltre 67 gradi centigradi in uno dei deserti più caldi del pianeta.

La prossima sfida avrà luogo nel gennaio 2019 e si svolgerà nella zona dell’Yakuzia (repubblica della Russia, situata nella Siberia orientale) sopra il Circolo Polare Artico, dove le temperature medie nella stagione invernale sono di —60/-70 gradi centigradi.

Per maggiori dettagli su questa avventura “glaciale” Sputnik Italia ha raggiunto Paolo Venturini — l’atleta fenomenale che da anni è impegnato a lottare contro le leggi della natura.

Paolo, perché hai scelto la città di Yakutsk per fare quello che nessuno è ancora riuscito a fare? Come nasce questo progetto?

— La città di Yakutsk è stata scelta per motivi di test e logistica, è più facile da arrivare, essendo la capitale dell’Yakuzia. In Omyakon — luogo dove tenterò di fare questo record, è stata registrata la temperatura più bassa nel Pianeta (-70 gradi sotto zero), a parte del Polo Sud che in inverno però non si può raggiungere fisicamente. Siccome a me piace fare queste sfide, capire il corpo umano, fino a che punto si può spingersi, la parte mentale e ovviamente anche la tecnologia che dovrà aiutarmi, ho programmato questa avventura finalizzata per gennaio del 2019. Per cui ho un anno di tempo per prepararmi, allenarmi e trovare i sponsor perché si stratta di un progetto abbastanza costoso.

Potresti svelare alcuni dettagli dell’impresa prevista nel 2019? Quali saranno le tappe principali della tua avventura siberiana?

— Per adesso sinceramente non ho neanche idea quanto portò correre. Ho fatto i primi test e sopraluoghi a Yakutsk, erano — 42 gradi e corso con un’attrezzatura normale, se non le scarpe, sono le scarpe fatte apposta che stiamo sviluppando. Io credo che fino al giorno della sfida non farò una dichiarazione su quanti chilometri potrò correre. Questo non lo posso sapere perché è troppo difficile da prevedere. Secondo me, è fattibile correre e vorrei correre tutto il giorno dalla mattina fino alla sera. Però ci sono due problemi. Uno è quello del vestiario — non esistono i vestiti da running per correre con temperature cosi fredde. Ci sono i pantaloni super imbottiti per camminare al Polo nord però non c’è la calzamaglia per correre. Il secondo problema è respirazione. Respirare correndo e sudare è un grosso problema che gli altri sport non hanno, e credo che sia anche un motivo che nessuno finora è mai riuscito a fare una cosa del genere.

Su social tu sei seguito da 3,5 mila persone. Come hanno reagito i tuoi fan alla notizia sulla Sua nuova sfida nella più lontana e più fredda regione della Russia?

— Ho 3,5 mila fan sulla mia pagina pubblica e ne ho circa 5 mila persone sulla pagina privata. La cosa che io ancora non ho fatto è stato quello di annunciare pubblicamente questa sfida. Ho solamente detto che dall’ultimo record, quello del posto più caldo del mondo, farò una cosa ancora più difficile al livello mondiale però senza indicare il luogo. Molti hanno immaginato il freddo della Russia, soprattutto quando ho messo alcune foto dalla Yakuzia. Le reazioni di chi mi conosce sono ovviamente di contentezza perché c’è un altro record in vista e dall’altra parte si sono state le persone che hanno reagito con più paura.

Pensi che sarà più difficile battere il record che hai ottenuto in Iran nelle condizioni fredde di Yakuzia?

— Sinceramente non lo so, quale il più difficile o qual è più pericoloso. Però credo che freddo faccia più paura alle persone.
Infatti, ho visto fra i miei fan una reazione un po’ più preoccupata anche perché in questi giorni un italiano ha avuto dei problemi dopo una gara in Canada (Yukon), dove si corre con freddo. Al suo rientro gli hanno amputato un piede e una mano… Io mi alleno e faccio dei test all’interno di una cella frigorifera che arriva a 52 gradi sotto zero però —60 è veramente difficile da provare.

— Come ti prepari per questa maratona importantissima? Ti senti pronto dal punto di vista psicologico oltre a quello fisico?

— Io corro tutti i giorni, questo è il mio mestiere. Prima di questo evento importante aumenterò ancora di più il chilometraggio proprio per avere sicurezza e per essere pronto al livello fisico. Per quanto invece riguarda il livello psicologico, sono tanti anni che faccio questo “lavoro” e ho alzato sempre di più il livello della difficoltà. Non sono uno che ha paura, non sono uno che si tira indietro quando ceda a combattere, altrimenti non sarei mai riuscito a fare quello che ho fatto. Dico però la verità che un freddo così forte mette a dura prova anche la parte mentale perché tu incominci a sentire il freddo e lo senti, ti rendi conto che stai andando verso una direzione che potrebbe non farti tornare dietro. Quindi, io mi rendo conto che faccio una cosa molto pericolosa…

Vorrei anche aggiungere che io non mi muovo mai da solo, mi muovo con una team di medici dell’Università di Padova che oltre a controllare mio stato di salute, vanno anche a fare delle ricerche per capire come il corpo reagisce a queste temperature correndo. Molti alpinisti o esploratori artici hanno frequentato zone simili, con temperature non da record. Però correre, fare un’attività di endurance correndo, non ha mai fatto ancora nessuno. Questo fatto mi hanno anche confermato le autorità dell’Yakuzia che ho conosciuto durante la mia ultima visita organizzata dall’Associazione Culturale Russia Emilia-Romagna.

So che il progetto non si limita esclusivamente a stabilire un nuovo record, la prova sportiva sarà solo il punto di arrivo di un percorso più ampio che mira a sensibilizzare un grande pubblico. Potresti parlare anche di quest’aspetto?

— La Russia per noi è conosciuta, però fino a Mosca e alcune persone non si rendono anche conto come sia grande la Russia e che tipo di natura abbia. Quindi credo che sia anche una bella vetrina per Yakuzia tramite quale possiamo far conoscere in Italia e in Europa questo posto veramente bellissimo dal punto vista naturalistico. Avrò con me una troupe televisiva con il quale gireremmo un documentario. Poi ci sono anche altri progetti che mettiamo in campo insieme con le autorità governative dell’Yakuzia. Il mio prossimo viaggio in Yakuzia sarà quest’estate, tra giugno e luglio. Ci vado a filmare le stesse zone però nel momento dell’estate, con il verde, con tutti gli animali, con la natura che fiorisce e poi le stesse immagini saranno girate, quando tenterò il record a gennaio.

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